2. عمير ين سعد – ‘Umayr ibn Sa’d
‘Umayr ibn Sa’d
‘Umayr ibn Sa’d rimase orfano in tenera eta. Suo padre mod lasciando lui e la madre in stato di indigenza. Sua madre, infine, si risposo con uno degli uomini piu ricchi di Medina, Julas ibn Suwayd, della potente tribu degli al-Aws.
Julas si prese cura di ‘Umayr e lo amo come un figlio tanto che
questi si dimentico ben presto di essere un orfano. Col passare degli anni l’affetto di Julas per ‘Umayr si accrebbe. Si stupiva infatti dell’intelligenza dimostrata dal giovane in ogni cosa che faceva e dell’onesta e affidabilita che lo distinguevano.
Ad appena died anni di eta, ‘Umayr divenne musulmano. La fede trovo nel suo tenero cuore una nicchia sicura e penetro profondarnente nel suo essere. A dispetto della giovane eta, non perdeva mai l’occasione di eseguire la Sal/it dietro al nobile Profeta. Si trovava spesso nella prima fila degli oranti, sperando nel compenso prornesso a coloro che si presentavano presto alla moschea e sedevano nelle file piu avanzate. Sua madre era molto compiaciuta nel vederlo andare e tornare dalla moschea, a volte in compagnia del marito, a volte solo.
Cosi ‘Umayr trascorreva le sue giornate senza che alcun tumulto turbasse la sua calma e il suo appagamento. Questo stato idillico, tuttavia, non era destinato a durare per sempre. ‘Umayr dovette ben presto affrontare un’ ardua prova per un giovane della sua eta, una prova che avrebbe scosso la pacifica e amorosa atmosfera della sua casa e la fermezza della sua fede.
Nel nono anno dell’Egira, il Profeta, la pace e la benedizione su di lui, annuncio la sua intenzione di condurre una spedizione a Tabuk contra le forze bizantine. Ordino quindi ai musulmani di apprestare i preparativi.
Solitamente, quando il Profeta intendeva intraprendere una
campagna militare, non dava precise informazioni circa i suoi
obbiettivi oppure iniziava la sua marcia in una direzione opposta a quella che intendeva prendere. Cio per ragioni di sicurezza e per confondere la rete di spie de! nemico. Questo non accadde nel caso della spedizione diretta a Tabuk, probabilmente per la grande distanza da Medina, le enormi difficolta previste e la forza schiacciante de! nemico.
I preparativi erano necessariamente ingenti. Nonostante I’estate fosse cominciata e l’intenso calore inducesse fiacchezza e indolenza e i palmizi fossero pronti per la raccolta, i musulmani risposero entusiasticamente alla chiamata de! Profeta e si dedicarono ai preparativi per I’ardua campagna che Ii attendeva.
Vi era tuttavia un gruppo di munafiqun, o ipocriti, che aveva esteriormente dichiarato di avere accettato !’Islam pur non credendovi. Costoro, assai critici riguardo alla spedizione, tentarono di affievolire la risoluzione dei musulmani. Nei loro incontri privati ridicolizzarono addirittura ii Profeta. La miscredenza e l’odio permanevano nei loro cuori.
Un giorno, poco prima che l’esercito si mettesse in marcia, il giovane ‘Umayr ibn Sa’d fece ritorno a casa dopo aver eseguito la Salfit nella moschea. Era tutto eccitato per la grande generosita e lo spontaneo spirito di sacrificio dimostrato dai musulmani durante i preparativi per la spedizione. Aveva visto le donne dei i’viuhajirin e degli Ansar donare la loro gioielleria e i loro ornamenti al fine di acquistare provviste ed equipaggiamento per l’esercito. Aveva vista ‘Uthman ibn ‘Affan passare una borsa contenente un migliaio di dinari d’ oro al Profeta e ‘Abdur Rahman ibn ‘Awf portare sulle spalle duecento awqfyah d’ oro per i preparativi. Vide addirittura un uomo tentare di vendere ii suo proprio letto al fine di comprare una spada per la battaglia.
A casa, mentre riportava alla mente queste scene commoventi, fu alquanto sorpreso dalla titubanza dimostrata da Julas nei confronti della spedizione del Profeta cui non intendeva contribuire per quanta fosse assai abbiente e in grado di donare con larghezza. ‘Umayr senti di dover destare il suo ardore e il suo senso di generosita e virilita. Riferi quindi con grande entusiasmo il caso di
quei credenti che, presentatisi alla moschea con grande fervore per entrare a far parte dell’esercito, erano poi stati allontanati dal Profeta per l’insufficienza dei mezzi di trasporto. Descrisse quindi la loro tristezza e il disappunto per l’impossibilita di realizzare il desiderio di intraprendere il cammino de! jihad e del sacrificio per l’Islam.
La risposta di Julas fu brusca e sconvolgente:
“Se la pretesa alla Profezia di Muhammad e vera”, grido con ira,
“allora siamo tutti peggiori degli asini”.
“Umayr rimase sbalordito. Non poteva credere a cio che aveva udito. Non pensava che un uomo intelligente come Julas potesse pronunciare simili parole, parole che lo estromettevano immediata mente dai confini della fede.
Una moltitudine di pensieri attraverso allora la sua mente e comincio a considerare quale corso di azione avrebbe dovuto prendere. Nel silenzio di Julas e nella sua riluttanza a rispondere all’invito del Profeta egli vide chiaramente i segni de! tradimento nei confronti di Dio de! Suo Profeta e lo stesso desiderio di recare danno all’Islam quale appariva nei complotti e nelle cospirazioni dei munafiqun ai danni de! Messaggero. Ne! contempo vedeva un uomo che lo aveva sempre trattato come un padre, con gentilezza e generosita, il quale lo aveva accettato come un orfano e lo aveva salvato dalla poverta.
A ‘Umayr incombeva la decisione se continuare a mantenere questo stretto rapporto con Julas o affrontare ii suo tradimento e la sua ipocrisia. Per quanto questa scelta fosse assai penosa non ebbe alcun dubbio. Si rivolse a Julas e disse:
“Per Dio, o Julas, non vi e nessuno sulla faccia della terra che mi sia piu caro di Muhammad ibn ‘Abdullah. Tu sei !’ uomo che mi e piu
prossimo e ti sei dimostrato molto generoso con me. Hai tuttavia pronunciato delle parole che, se le menzionassi, ti smaschererebbero e ti umilierebbero. Se le celassi, tuttavia, sarei un traditore verso la mia fede e distruggerei me stesso e la mia religione. Mi rechero quindi dal Messaggero di Dio, la pace su di lui, e gli riferiro quanto hai detto. Spetta a te, ora, chiarire la tua posizione”.
11 giovane ‘Umayr ando alla moschea e riporto al Profeta J parole del patrigno. 11 Profeta gli chiese di rimanere con lui e invi< uno dei suoi compagni a convocare Julas, il quale, giunto, lo saluto, sedette di fronte a lui. Il Profeta, la pace su di lui, gli chies€ direttamente: “Che cosa hai detto a ‘Umayr?” e menziono le parole che il giovane gli aveva riferito.
“Ha mentito contro di me, o Messaggero di Dio, inventandosi queste parole. Non ho mai detto nulla del genere”, sostenne Julas.
I compagni de] Profeta volsero lo sguardo alternativamente su •• Julas e ‘Umayr tentando di cogliere dai loro volti quanto celato dai loro cuori, quindi cominciarono a parlare tra loro. Uno di coloro che
albergava nel cuore ii male de!Yipocrisia affermo:
“Questo giovane e un seccatore. E incline a diffamare chi si e
dimostrato buono nei suoi confronti”. Al che altri controbatterono: “Assolutamente no. E un giovane cresciuto nell’ubbidienza a
Dio. L’espressione del suo volto attesta la sua veridicita”.
Il Profeta, la pace su di Jui, voltosi verso ‘Umayr, vide le lacrime scorrere sul suo volto accaldato”. ‘Umayr prego:
“O Signore, invia una rivelazione al Tuo Profeta per confermare quanta ho detto”.
Julas, nel contempo, ribadiva quanto aveva affermato:
“Cio che ti ho detto, o Messaggero di Dio, e certamente la verita..
Se lo desideri, consentici di prestare un giuramento in tua presenza.. Io giuro per Dio di non aver detto nulla di simile a quanto ‘Umayr ti ha riferito”.
Mentre i compagni si volgevano a ‘Umayr per udire quanto aveva da dire, videro che il Profeta era pervaso da uno stato di serenita e capirono che in quel momento gli stava giungendo l’ispirazione. Regno immediatamente un silenzio assoluto, tutti gli sguardi fissi sul Profeta.
A quel punto, la paura e ii terrore si impossessarono di Julas il quale comincio a osservare ‘Umayr tremando. Il Profeta, ricevuta la Rivelazione, recito le parole di Dio:
“Giurano [in nome di Allah] che non hanno detto quello che in realta hanno detto, un’espressione di miscredenza; hanno negato
dopo [aver accettato] !’Islam e hanno agognato que! che non hanno [potuto] ottenere. Non hanno altra recriminazione se non che Allah col Suo Messaggero Ii ha arricchiti della Sua grazia. Se si pentono sara meglio per loro; se invece volgono le spalle, Allah li castigherit con doloroso castigo in questa vita e nell’altra; e sulla terra non avranno ne alleato ne patrono”. (Il Carano, Sura at-Tawbah, IX, 74)
Julas, all’udire queste parole, fu colto dal terrore e da un’ angoscia tale <la impedirgli di parlare. Si rivolse infine al Profeta e disse:
“Io mi pento, o Messaggero di Dio. Mi pento. ‘Umayr ha detto il
vero, mentre io ho mentito. Imploro Dio di accettare il mio pentimento…’
II Profeta si volse verso il giovane ‘Umayr, il cui volto, bagnato dalle lacrime di gioia, era illuminato da!la luce della fede, con la sua
nobile mano gli prese teneramente un orecchio e disse:
“Giovane uomo, ii tuo orecchio e stato veritiero in cio che ha
udito e il tuo Signore ha confermato la verita di quanto hai detto”.
Julas torno all’Islam e da quel momento fu un musulmano buono e fedele. I compagni compresero dalla sua generosita e dal corretto comportamento nei confronti di ‘Umayr che era cambiato. Ogniqualvolta il nome di ‘Umayr veniva menzionato, Julas soleva dire:
“Mio Dio, ricompensa ‘Umayr con bonta <la parte mia. Egli sicuramente mi ha salvato dal kufr e ha preservato il mio collo dal fuoco dell’Inferno”.
* * *
‘Umayr maturo e si distinse negli anni a seguire per la stessa devozione e fermezza dimostrate nella prima giovinezza.
Durante il Califfato di ‘Umar ibn al-Khattab, la gente di Hims, in Siria, si dolse con grande amarezza <lei governatori nominati nella citta, nonostante ‘Umar dedicasse una speciale attenzione alla scelta
degli uomini destinati a tale incarico. Durante il processo di selezione, soleva dire:
“Voglio un uomo che, quando si trovi tra persone di cui non sia amir, non si comporti come un amir, e che quando si trovi tra persone di cui sia amir, si comporti come uno di loro.
Voglio un governatore che non si distingua dagli altri per i
vestiti che indossa, peril cibo che mangia o la dimora in cui vive.
Voglio un governatore che stabilisca la Salat tra la gente, tratti le persone con equita e giustizia e non chiuda la sua porta di fronte a quanti, essendo nel bisogno, si rivolgono a lui”.
Considerate le rimostranze della gente di Hims e fondandosi sui suoi criteri, ‘Umar ibn al-Khattab decise di nominare ‘Umayr ibn Sa’d governatore della regione. Cio nonostante ii fatto che questi, all’epoca, fosse a capo di un esercito musulmano in marcia attraverso la penisola arabica e la regione della Grande Siria, liberando le citta, distruggendo le fortificazioni nemiche, pacificando le tribu e fondando moschee ovunque si recasse. ‘Umayr accetto con riluttanza la nomina a governatore di Hims in quanto preferiva a tutto il jihad sulla via di Dio. Era ancora abbastanza giovane, all’incirca sui vent’anni.
Quando ‘Umayr giunse a Hims, convoco gli abitanti per una vasta orazione congregazionale. Terminata la preghiera, per prima cosa si rivolse loro lodando e rendendo grazie a Dio e augurando la pace e la benedizione al Suo Profeta Muhammad. Quindi prosegui:
“O gente! L’Islam e una fortezza possente e una solida porta. La fortezza dell’Islam e la giustizia e la sua porta e la verita. Se si
distrugge la fortezza e si demolisce la porta, si minano le difese di questa religione.
L’Islam rimarra forte fino a quando il Sultan o I’autorita centrale si manterra forte. La forza de! Sultan non proviene dai colpi di frusta o dalle uccisioni con la spada ma dall’equita e dal!a perseveranza nella verita”.
‘Umayr trascorse un anno intero a Hims, durante il quale, si dice, non scrisse neppure una lettera all’Amir al-Mu’minin, ne
trasferi alla tesoreria di Medina le tasse raccolte, ne un dirham ne un dinar,
‘Umar era costantemente preoccupato della condotta dei suoi governatori nel timore che una posizione di autorita potesse corromperli, Per quanto lo riguardava, nessuno era esente dal peccato e dalle influenze corruttrici a parte ii Profeta, la pace su di lui,
Chiamato ii suo segretario, gli disse:
“Scrivi a ‘Umayr ibn Sa’d e digli: ‘Quando la lettera dell’Amir al-Mu’minin ti avra raggiunto, lascia Hims e dirigiti verso di lui con l’importo di tutte le tasse che avrai raccolto dai musulmani”,
‘Umayr ricevette la lettera, Frese la sua borsa per le provviste e si mise in spalle tutto ii necessario per il viaggio, quindi, impugnando la sua lancia, lascio Hims e ii governatorato alle sue spalle, Si mise in cammino diretto a Medina,
‘Umayr raggiunse Medina bruciato dal sole, macilento e con i capelli lunghi, Il suo aspetto mostrava tutti i segni di un viaggio lungo e arduo, ‘Umar, al vederlo, rimase allibito e gli chiese con preoccupazione:
“Che cosa tie successo, ‘Umayr?”
“Niente, o Amir al-Mu’minin, Sto bene e in buona salute, lode a Dio, e porto con me tutti i miei beni rnondani”, rispose,
“E di che beni mondani sei in possesso?”, chiese ‘Umar pensando che avesse recato con se’ ii denaro per la Bayt al-mal (tesoreria dei musulmani),
“Ho la mia borsa in cui ripongo le provviste, Ho questo vaso da cui mangio e che uso per lavarmi i capelli e i vestiti, Ho inoltre questa tazza per fare wudu e bere,,,”
“Sei venuto a piedi?”, chiese ‘Umar, “Si, o Amir al-Mu’minin”,
‘In quanto amir non ti spetta forse una cavalcatura?” “Non mi e stata data e io non !’ho chiesta”,
“E dov’e la somma per la Bayt al-mal?”
“Non ho portato nulla”, “E perche?”
“Quando sono giunto a Hims”, disse ‘Umayr, “convocai le persone rette della citta e affidai loro la responsabilita dell’esazione delle tasse. Ogniqualvolta raccoglievano una certa quantita di denaro chiedevo loro consiglio e spendevo il tutto per quanti si trovassero nel bisogno”.
A quel punto, ‘Umar si rivolse al suo segretario e disse: “Rinnova la nomina di ‘Umayr al governatorato di Hims.
“Oh, perche?”, protesto ‘Umayr. “E una cosa che non desidero.
Non voglio essere un governatore, ne per te, ne per coloro che seguiranno, o Amir al-Mu’minin (comandante dei credenti) “.
‘Umayr chiese quindi al califfo il permesso di recarsi nel suo villaggio ai margini di Medina per risedervi con la sua famiglia. ‘Umar accondiscese.
Si era gia trasferito da lungo tempo nel suo villaggio, quando ‘Umar decise di mettere ‘Umayr alla prova per assicurarsi delle sue condizioni. Disse quindi ad al-Harith, uno dei suoi uomini piu fidati: “Al-Harith, recati da ‘Umayr e rimani insieme a lui come ospite.
Se noterai in lui i segni del lusso o del benessere, torna quietamente come sei andato. Se, invece, lo troverai in ristrettezze, dagli questi dinar”, al che ‘Umar gli passo una borsa contenente cento monete d’oro.
Al-Hiirith si incammino verso il villaggio e incontro la casa dopo avere chiesto in giro.
“As-saliimu ‘alaykum wa rahmatullah”.
“Wa ‘alaykum as-saliim wa rahmatulliihi wa barakatuh”, rispose ‘Umayr e chiese: “Da dove vieni?”
“Da al-Madinah”.
“Come stanno ll. i musulmani?”
“Bene”.
“El’Amir al-Mu’minin?” “Sta bene”.
“Ha applicato le leggi hudud?”
“Si, Ha eseguito la sentenza di punizione su suo figlio per avere commesso il crimine di adulterio. Suo figlio e morto in seguito a tale
punizione”. Al-Harith prosegu1:
“O Dio, aiuta ‘Umar. Io so soltanto che prova un grande amore per te”.
Al-Harith rimase come ospite di ‘Umayr per tre notti. Ogni sera ricevette solo una piccola pagnotta di pane d’orzo. Il terzo giorno, un abitante del villaggio disse ad Harith:
“‘Umayr e la sua famiglia stanno affrontando gravi difficolta. Hanno soltanto queste pagnotte di cui si sono privati per darle a te. Hanno fame e sono in miseria”.
Al-Harith si reco allora da ‘Umayr e gli diede la borsa di monete. “Che cos’e questa?” chiese ‘Umayr.
“L’Amir al-Mu’minin te !’ha inviata”.
“Restituiscigliela. Dagli i miei saluti di pace e digli che ‘Umayr non ne ha bisogno”.
“Accettala, ‘Umayr”, urlo sua moglie la quale stava ascoltando la conversazione tra il marito e I’ospite. “Quando ne avrai bisogno, potrai spendere questo denaro. Altrimenti, potrai farne uso in altre maniere appropriate, poiche sono in molti qui ad avere bisogno”.
All’udire udr queste parole, al-Harith pose i dinar di fronte a ‘Umayr e se ne ando. Questi, prese il denaro e lo ripose in una piccola borsa. Quella notte ando a dormire solo dopa avere distribuito il tutto ai bisogno, in special modo ai figli di coloro che erano caduti martiri.
Quando al-Harith fece ritorno a Medina, £u interrogato da ‘Umar al-Faruq:
“Che cosa hai vista, al-Harith?”
“Una situazione molto penosa, o Ami:r al-Mu’minin”. “Che cosa ne ha fatto di quei soldi?”
“Non so. Ma credo che non abbia tenuto neppure un singolo dirham per se”‘.
Al-Faruq scrisse a ‘Umayr: “Quando riceverai questa lettera, non riporla prima di esserti presentato a me”.
‘Umayr si diresse immediatamente a Medina. ‘Umar lo saluto e lo accolse, quindi lo interrogo.
“Che cosa ne hai fatto dei dinar, ‘Umayr?”
“Tu non hai responsabilita de! denaro dopo che me lo hai donato”.
“Ti ordino di dirmi che cosa ne hai fatto?”
“L’ho custodito per me stesso affinche ne possa beneficiare quando ne la ricchezza ne i figli mi saranno di alcun aiuto”
Le lacrime rigarono il volto di ‘Umar quando disse:
“Giuro che tu sei uno di coloro che sono duri con se stessi anche se si trovano nel bisogno piu impellente”. Ordino quindi un cammello carico di cibo e due indumenti per ‘Umayr, il quale protesto:
“Per quanto concerne il cibo, non ne ho bisogno, o Amir al Mu’minin. Ho lasciato due sa’as di orzo alla mia famiglia e quando sara finito, Dio – esaltato sia – provvedera. Quanto ai vestiti, Ii prendero per mia moglie. II suo abito ea brandelli ed e quasi nuda”.
Non molto tempo dopo l’incontro con ‘Umar al-Faruq, ‘Umayr ibn Sa’d fece ritorno al suo Signore. Non era appesantito dagli affanni e dai fardelli di questo mondo ed era unicamente occupato nei preparativi per I’altra vita. Quando ‘Umar fu informato della sua morte disse con profonda tristezza:
“Ho sperato di avere uomini come ‘Umayr ibn Sa’d cui rivolgermi per trattare gli affari dei musulmani”.