La storia di Ḥamza ibn ʿAbd al-Muṭṭalib, il maestro dei martiri.

La storia di Ḥamza ibn ʿAbd al-Muṭṭalib, il maestro dei martiri.
La storia di Ḥamza ibn ʿAbd al Muṭṭalib

La storia di Ḥamza ibn ʿAbd al-Muṭṭalib, il maestro dei martiri.

La storia di Ḥamza ibn ʿAbd al-Muṭṭalib, il maestro dei martiri.

Ḥamza ibn ʿAbd al-Muṭṭalib, al-Hāshimī al-Qurashī (Abū ʿUmāra) (in arabo: (ﺣﻤﺰة ﺑﻦ ﻋﺒﺪ ﺍﻟﻤﻄﻠﺐ الهاشمي القرشي (ﺍﺑﻮ ﻋﻤﺎﺭة ; La Mecca, 567 – Uhud, 31 marzo 625), era un Sahaba. Zio paterno del profeta Muhammad [sallAllahu alayhi wa sallam], è considerato il primo martire ( shahīd ) dell’Islam per essere caduto nel corso della battaglia di Uhud il 31 marzo 625.

Hamza era lo zio paterno di Muhammad [sallAllahu alayhi wa sallam], di lui pressoché coetaneo, e fratello consanguineo del padre del Profeta[sallAllahu alayhi wa sallam], ʿAbd Allāh b. ʿAbd al-Muttalib. Era anche suo fratello di latte, per avere avuto in comune la stessa nutrice.

La sua conversione all’Islam sarebbe stata determinata, almeno inizialmente, da un sentimento di orgoglio familiare, incluso fra le doti che, in epoca preislamica ( jāhiliyya ), erano raggruppate sotto la denominazione di muruwwa.

Sentendo infatti dileggiare in una certa occasione il nipote a causa della sua predicazione monoteistica nella città di La Mecca, invece di tenaci sentimenti paganeggianti, Hamza (che s’era distinto fino ad allora quasi unicamente per le sue qualità e la sua passione venatoria) insorse offeso per l’oltraggio che, portato al suo parente, coinvolgeva però tutto l’intero suo clan familiare. (Banū Hāshim).

Divenne pertanto musulmano e s’accompagnò da allora al nipote, accrescendo di giorno in giorno la sua fede in lui e nel suo messaggio monoteistico.

Partecipò a tutti i fatti d’arme del primo Islam,distinguendosi nel corso della vittoriosa battaglia di Badr. Nella battaglia di Uhud fu tuttavia colpito dall’abissino Wahshī – uno schiavo di Jubayr ibn Mutʿim, il cui zio Tuʿayma b. ʿAdī era stato ucciso a Badr – abilissimo nello scagliare il suo corto giavellotto che, infatti, lo ferì a morte. Sul suo cadavere ancora caldo corse allora Hind, moglie di Abū Sufyān, ansiosa di vendicare la morte del padre Utba, avvenuta nel precedente scontro di Badr. Wahshī estrasse dal cadavere il fegato di Hamza dandolo a Hind, che ne addentò rabbiosamente un lembo per poi sputarlo, guadagnandosi per questo efferato atto il soprannome di Ākilat al-akbād, cioè “Mangiatrice di fegato”.

Da Ibn Isḥāq-Ibn Hishām, Sīrat al-nabawiyya (La vita del Profeta)

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« Hamza Ibn ‘Abd AI-Muttalib e` il maestro dei martiri. »

[ Parole del Profeta alayhi assalat wa salam, citata nel sahih al-Jâmî’ as-saghîr de Suyûtî,
Yusuf An¬tiabhâni e Nasr-ad-dîn Al-Albânî. Libreria Al-Maârif, Riyadh, 1987 ].

Il suo coraggio e la sua bravura erano leggendarie.
Lo soprannominarono il leone di Allah.
La sua conversione all’ Ilsam ebbe l’ effetto di un vero sisma tra la gente di La Mecca.

Il suo cuore – reputato duro inflessibile – non resistette quindi all’ appello della Rivoluzione. Bisogna dire che Ibn ‘Abd AI-Muttalib, a dispetto della propensione per la caccia e la pesca, era un uomo dall’ animo spiruale portato alla meditazione.

Disse dopo la sua conversione:

« “Ho vagato per le notti nella vastità del deserto. Potrei convincermi che Dio non può limitarsi a un tempio (la Ka’ba). »

Hamza era lo zio paterno del Profeta [sallAllahu alayhi wa sallam] e suo fratello di latte. Essi erano praticamente coetanei, e di conseguenza, crebbero imsieme.

Una volta divenuti grandi, i due uomini, presero strade diverse.

Mentre Hamza segui` la sua passione per la caccia e per le cose mondane, Muhammad [sallAllahu alayhi wa sallam] si allontano` poco alla volta dalle preoccupazioni dei compatrioti per seguire la via che gli aveva scelto la provvidenza divina.

Eppure, benche` i due uomini abbiano seguito delle strade diametralmente opposte, una grande stima resto` tra loro. Hamza apprezzava in suo nipote la lealta`, la saggezza, la sincerita` e il suo disprezzo per le cose di questo basso mondo.

Cio` che spiega la sua reazione violenta al riguardo di Abû Jahl, quando questi insulto`Muhammad [sallAllahu alayhi wa sallam].
Fu questo il momento in cui scelse di annunciare la sua conversione all’ Islam.

Fu un giorno, tornando dalla caccia, il suo passatempo preferito, che tutto cambio`nella vita di Hamza.

Quel giorno, incontro`sulla via della Ka’ba, un servo ‘Abdallah Ibn Jad’ân che aveva appena visto Abu Al-Hakam Ibn Hisham, soprannominato Abu Jahl, insultare Muhammad [sallAllahu alayhi wa sallam] e proferire nei suoi confronti parole dispregiative. Egli, cosi`, racconto` tutto ad Hamza.

Senza ulteriori indugi, prese il suo arco, la mise sulla spalla e andò in cerca di Abu Jahl.

Lo trovò sui gradini della Ka’ba insieme ad altri dignitari Quraysh. Hamza ando` dritto da Abu Jahl. Gli gridò in faccia:

«Insulti tu Muhammad quando io ho abbracciato la sua religione e creduto in cio` che professa? Rispondimi se hai coraggio. »

I compagni di Abu Jahl si alzarono, pronti a difendere il loro leader, ma l’atteggiamento severo e deciso di Hamza li dissuase.

Le parole di Hamza ebbero l’effetto di una pugnalata nel cuore degli infedeli. Hamza, un musulmano? Ecco ciò che i Quraysh non potevano accettare di sentire. Credettero, in un primo momento, che questa decisione fosse una reazione affrettata, fatta in seguito a un colpo di collera. Non sapevano quanto si erano sbagliati.

Certo, Hamza aveva risposto a un sentimento tribale, tutto sommato normale, nella società araba di quel tempo. Ma al di là di questo gesto, fu tutto il sistema cosmologico pagano che rigetto` spontaneamente con tutto quello che esso incarnava come oscurantismo, ingiustizia e tirannia.

Infatti, solo dopo aver annunciato la sua conversione all’ Islam, Hamza, un uomo ragionevole e prudente comincio` a riflettere sulla sua nuova situazione. Aveva appena rinunciato alla religione dei suoi padri, ma sapeva qualcosa circa il messaggio di suo nipote?

Nella religione dei suoi antenati, aveva almeno la garanzia della tranquillita` dovuta all’ abitudine dell’ ambiente in cui viveva. Ma in questa nuova religione, che poteva trovare?

Il dubbio s’ impadroni` della sua mente … Si trovò diviso tra la nostalgia per la sua vecchia religione e la sua attrazione per il messaggio di suo nipote che sapeva sincero e leale.

E` lui stesso che ci racconta il suo tormento morale:

“Dopo aver lasciato la religione dei miei antenati e del mio popolo, i dubbi cominciarono ad assalirmi e iniziai a rimpiangere il mio atto. Non riuscivo piu` a dormire la notte talmente ero preoccupato. Andavo spesso al Ka’ba, invocando Dio e pregandoLo di illuminarmi sulla vera religione e fugare i miei dubbi. E fu allora che il Signore ascoltò le mie preghiere e mi mostro` la via della Verità. Il giorno dopo andai dal Messaggero di Allah [sallAllahu alayhi wa sallam], e gli dissi quello che stava succedendo. Egli se ne rallegro` e invoco` Allah affinche` rafforzasse il mio cuore nella fede dell’ Islam. »

Così Hamza venne confortato nella sua fede in Allah e nel Suo Profeta.

Hamza [rady Allahu anhu] non devierà mai da questo percorso finché non morì martire per la sua fede.

La sua conversione all’ Islam, se fu una benedizione per i musulmani, provoco` un disastro tra gli infedeli che conoscevano il suo coraggio e la sua spada formidabile. Con forza confermo` la sua reputazione a Badr, la prima battaglia in cui i musulmani affrontarono i pagani.

Fu a lui che il Messaggero [sallAllahu alayhi wa salam] diede il primo emblema per condurre i musulmani in questa terribile e decisiva battaglia che avrebbe deciso le sorti dell’ Islam.

L’ incontro dei due eserciti a Badr diede ad Hamza l’opportunità di mostrare il suo coraggio, il suo valore e il suo impegno al servizio della sua fede. Egli lotto`come un leone, a tal punto che il Messaggero di Allah [sallAllahu alayhi wa sallam] lo soprannomino` il “Leone di Dio e del Suo Messaggero.”

Alla fine della battaglia, i piu` grandi dignitari Quraish erano sconfitti. Tra di loro c’erano: Abu Jahl, Uthba Ibn Rabi`a, Ibn Shaybah Rabi`a, Umayya ibn Khalaf, e molti altri. Senza contare le decine di combattenti che l’ esercito Quraysh perse durante la battaglia.
Fu una catastrofe per La Mecca.
Avevano appena vissuto una sconfitta memorabile.

Hamza fu determinante nella loro sconfitta. Per il suo coraggio e prodezza, stimolo` l’entusiasmo e la militanza dei musulmani che erano mal armati e in inferiorità numerica.

Pertanto, decisero alla Mecca di tentare alla sua vita.

Il complotto venne ordito dai dignitari qurayshiti che videro in Muhammad [sallAllahu alayhi wa sallam] e in Hamza [rady Allahu anhu] i primi responsabili delle loro disgrazie. Essi incaricarono Wahshi, uno schiavo abissino, di uccidere Hamza in cambio della sua liberta`. Wahshi era un abile lanciatore di giovellotto, mancava raramente il bersaglio.

I dignitari pagani gli assegnarono la missione di seguire passo a passo Hamza e ucciderlo, qualunque fosse stato l’ esito della battaglia.

Hind, la moglie di Abû Sufyân, fu la piu` accanita tra gli infedeli a concretizzare il complotto per l’ assassinio di Hamza, avendo perduto suo padre, suo fratello, suo zio e suo figlio in battaglia. La donna era piena di rancore verso Hamza [rady Allahu anhu] che le avevano detto fosse il responsabile della loro dipartita. E lei voleva la sua morte. La presenza di questo abile lanciatore di giavellotto era una manna per lei. Vendicare i suoi parenti, era diventato una vera ossessione. Per questo, non smetteva di incoraggiare Wahshi, promettendogli, oltre alla sua liberta`, gioielli di valore che le appartenevano.

Il povero schiavo, abbagliato dalla possibilita` di un riscatto e dalle seducenti offerte di Hind, accetto` lo sporco lavoro che gli proposero i qurayshiti.

Il giorno tanto atteso dai nemici dell’ Islam arrivo`. La battaglia di Uhud infuriava. I compagni del Profeta [sallAllahu alayhi wa sallam] stimolati dalla loro vittoria a Badr, dell’ anno passato, e piu` agguerriti, diedero del filo da torcere all’ armata qurayshita che aveva riunite tutte le tribu` arabe dei dintorni di LA Mecca.

Condotti da un Hamza imperiale, essi fecero mangiare la polvere ai qurayshiti. Da buon stratega, aveva preparato la vittoria dei musulmani e, se non fosse stato per la disgraziata disobbedienza degli arcieri che lasciarono le loro posizioni, a dispetto delle raccomandazioni dello stesso Messaggero di Allah [sallAllahu alayhi wa sallam] avrebbero conquistato la vittoria.

Hamza, scosso da questa defezione nel sistema strategico dei musulmani, riprese l’ iniziativa sul campo, ridando coraggio ai compagni demorallizzati che erano rimasti al suo fianco.

Fu allora che Wahshi, che sorvegliava attentamente Hamza, trovo`
l’ occasione propizia per intervenire.

E` lui stesso, che piu` tardi, racconto` l’ accaduto.

« Quando le due armate iniziarono la battaglia, m’ intrufolai tra i combattenti cercando Hamza. Finii per trovarlo al centro della mischia, falciava i suoi avversari con la sua spada e nulla sembrava fermarlo. Mi nascosi dietro un albero per sorprenderlo. Approfittai di un momento di disattenzione Hamza, presi la mia lancia, con cura mirai e la lanciai. Colpito, si giro` verso di me, cerco` di alzarsi, perse le sue forze e spirò. Mi avvicinai a lui cautamente, presi la mia lancia e ritornai sui miei passi, avendo compiuto quello che mi avevano chiesto.
Di ritorno alla Mecca, guadagnai la mia liberta` e dimorai nella citta` fino alla sua presa da parte del Messaggero. Allora fuggii verso Taïf. Una volta che le delegazioni delle tribu` arabe iniziarono ad affluire alla Mecca per convertirsi all’ Islam, stringendo alleanza col Mesaggero di Allah, quella di Taïf si appresto` a muoversi per annunciare la sua conversione. Ed io, ero in una situazione imbarazzante, non sapendo che fare. Pensai di fuggire sia in Siria sia nello Yémen, non importava dove, ovunque, purche` sfuggissi ai musulmani.
Ero là, mentre riflettevo alla mia sorte, quando qualcuno mi disse:

« Guai a te! L’ Inviato di Allah non attenta mai alla vita di colui che si converte all’ Islam. »

Seguendo il suo consigli, mi recai a Medina dove feci la mia conversione all’ islam. Nel corso della cerimonia di alleanza, il Messaggero di Allah, mi riconobbe e mi disse:
” Tu sei Wahshi ? ”
Risposi: ” Si, Messaggero di Allah.”
Egli mi disse: ” Raccontami come hai ucciso Hamza.” Gli raccontai come avevo proceduto per sorprendere Hamza, ucciderlo e mutilarlo.
Alla fine del racconto mi disse: ” Disgrazia a te, risparmiami la vista del tuo volto.”
A partire da quel giorno, evitai sempre di passare dallo stesso cammino del Messaggero di Allah, e questo fino alla sua morte. Piu` tardi, quando i musulmani partirono per combattere Musaylima, l’ impostore di Yamama, presi la mia lancia e partii con loro per prendere parte alla battaglia. Scorsi Musaylima, spada alla mano, nel mezzo dei suoi soldati, e mi dissi:
” Se ho ucciso Hamza , il migliore degli uomini con questa lancia, spero che Allah mi perdoni uccidendo Musaylima, il piu` malvagio tra gli uomini.” »

Cosi` mori` Hamza, vittima di un complotto tessuto a La Mecca dai piu` grandi dignitari qurayshiti, per vendicare i loro morti di Uhud. I suoi nemici non si contentarono della sua morte e, in piu`, il loro odio e il loro accanimento supero` ogni limite.

Sugli ordini di Hind, Wahshi mutilo` il corpo di Hamza, togliendone il fegato, portandolo a questa in cambio dei suoi gioielli. In un eccesso di collera al limite della pazzia, Hind inizio` a mangiare il fegato di Hamza prima di sputarlo. Questo a significare l’ odio che l’ animava contro di lui.

Vedendo il corpo orribilmente mutilato di suo zio, il Messaggero di Allah [sallAllahu alayhi wa sallam] venne colto da una profonda afflizione.
Nel Guardare con tristezza il cadavere di Hamza disteso sul campo di battaglia, disse:

« Mai nessun malore mi afflisse tanto quanto la tua morte! E mai ho vissuto una situazione cosi` drammatica come questa.»

Poi si rivolse ai suoi compagni afflitti dicendo:

«Se non temessi di rendere triste sua sorella Safiya e di vedere questo atto diventare una tradizione dopo di me, avrei lasciato il suo corpo alle fiere e agli uccelli. Se Dio mi desse la vittoria sui Quraysh, non importa dove, mutilerei trenta uomini tra di loro.»

Il lato umano del Profeta [SallAllahu alayhi wa sallam] stava manifestandosi. Afflitto profondamente dalla crudele perdita e per la sorte riservata a suo zio, egli aveva reagito come ogni persona toccata da questa disgrazia.

Ma la rivelazione venne dall’ alto per impedirgli di imitare il comportamento degli infedeli e per impedire che la morte di Hamza, cosi` crudele come fu, non fosse il preludio di atti di vendetta e di comportamenti barbari incompatibili con la ragione e la saggezza umane.

Hamza non meritava che la sua morte fosse l’ occasione di vendette e di barbari regolamenti di conti. Al contrario, per onorarlo un’ ultima volta, la Rivelazione volle che la sua morte fosse un’ opportunità per elevare maggiormente l’ animo umano, insegnandogli ad essere paziente nelle prove più gravi e rendere male con il bene.

I versi rivelati sono caregorici su questo:

« [16.125] Chiama al sentiero del tuo Signore con la saggezza e la buona parola e discuti con loro nella maniera migliore. In verità il tuo Signore conosce meglio [di ogni altro] chi si allontana dal Suo sentiero e conosce meglio [di ogni altro] coloro che sono ben guidati.
[16.126] Se punite, fatelo nella misura del torto subito. Se sopporterete con pazienza, ciò sarà [ancora] meglio per coloro che sono stati pazienti .
[16.127] Sii paziente! La tua pazienza [non viene da altri] se non da Allah. Non ti affliggere per loro e non farti angosciare dalle loro trame.
[16.128] In verità Allah è con coloro che Lo temono e con coloro che fanno il bene.»
[ Corano, Sūrat An-Naĥl ]

Dopo questo giorno funesto, Hamza riposa nella Misericordia del Signore, sulla terra di Uhud, nel luogo stesso dove venne colpito a tradimento, vittima di un vile complotto. {Che Allah si compiaccia di lui}

Da sajidine.com

Traduzione di Sara Hima – Allah perdoni ogni mio eventuale errore.

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Mohamed Barakat

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