IL CAMMINO DELLA FEDE

IL CAMMINO DELLA FEDE
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Nel Nome di Allah, il sommamente Misericordioso, il Clementissimo
IL CAMMINO DELLA FEDE
di HANI RAMADAN
FEDE E BENEFICENZA

Un albero non estende i suoi rami, se non nella misura in cui le sue radici glielo
permettono; un ramo rotto non dà un’ombra diritta; una fonte inquinata non dà un’acqua
pura.
L’Islam ci insegna che i nostri atti sono rivelatori di ciò che portiamo nel cuore, e che ciò
che manifestiamo esteriormente è spesso un riflesso di ciò che è nascosto in noi. Perciò il
Profeta Muhammad (s) disse: “In verità, vi è nel corpo un pezzo di carne; quando è sano,
tutto il corpo è sano. Ma quando è corrotto, tutto il corpo è corrotto. E, in verità, (questo
pezzo) è il cuore” (riportato da Bukhari e Muslim).
Gli atti dell’uomo rivelano in effetti la natura e la forza delle sue convinzioni. E’ per questo
che il Corano ha spesso associato la Fede e la beneficenza, l’una portando con sé
necessariamente anche l’altra; l’una essendo in qualche modo la causa dell’altra, l’una
essendo l’albero e l’altra il frutto:
E annuncia a coloro che credono e compiono il bene, che avranno i Giardini in cui
scorrono i ruscelli… (Corano II. Al-Baqara (La Giovenca), 25)
Coloro che credono e compiono il bene, Allah li guiderà grazie alla loro fede: ai loro
piedi scorrono i ruscelli nei Giardini della delizia. (Corano X. Yunus (Giona), 9)
In verità il Compassionevole concederà il Suo Amore a coloro che credono e compiono il bene. (Corano XIX. Maryam (Maria), 96)
Per un Musulmano, è assurdo separare questi due elementi complementari. L’Islam è una
dottrina e un modo di vita, una verità e un’azione, un’idea e una battaglia.
Verità della fede che costituisce il ‘Credo’ (al-‘Aqida) dei Musulmani; forza della Legge
(ash-Shari’ah) che determina l’esistenza comunitaria.
L’una fornendo il senso reale e il motivo delle nostre azioni:
E’ solo perché Mi adorassero che ho creato i jinn e gli uomini. (Corano LI. Adh-Dhariyat
(Quelle che spargono), 56)
l’altra definendone le modalità e le regole:
Voi siete la migliore comunità che sia stata suscitata tra gli uomini, raccomandate le
buone consuetudini e proibite ciò che è riprovevole e credete in Allah… (Corano III. Al-
‘Imran, 110)
L’essenziale degli insegnamenti dell’Islam risiede in questi due assi complementari e
indispensabili: poiché una fede che non si manifesti concretamente nella nostra vita
quotidiana, non è in realtà una fede. E’ come una fiamma che non dia né luce né calore.
D’altra parte, un’esistenza in cui l’uomo agisca senza fede ed escludendo dalle sue
prospettive ogni dimensione sacra, è destinata all’assurdità e ad una fine insignificante.
Il Corano ci insegna al contrario che la nostra sottomissione ad Allah (SWT), e ad Allah
(SWT) solo, ingloba tutte le dimensioni della nostra esistenza, sia quelle spirituali che
quelle temporali:
Di’: “in verità la mia orazione e il mio rito, la mia vita e la mia morte appartengono
ad Allah Signore dei mondi. Non ha associati…” (Corano VI. Al-An’am (Il Bestiame), 162-163)
Il Corano ci insegna anche che i beni di questo mondo, dei quali possiamo godere nella
misura in cui sono leciti, non sono in effetti che lo strumento della Sua bontà, e che nelle
nostre mani, perché possiamo avvicinarci a Lui, conviene che restino degli strumenti.
L’errore sarebbe di farne il fine ultimo della nostra esisten-za:
Cerca, con i beni che Allah ti ha concesso, la Dimora Ultima. Non trascurare i tuoi
doveri in questo mondo, sii benefico come Allah lo è stato con te e non corrompere la
terra. Allah non ama i corruttori. (Corano XXVIII. Al-Qasas (Il Racconto), 77)
Questa parte di esistenza che è la nostra, se non la utilizziamo come conviene e nelle
proporzioni che ci detta la saggezza, se non la mettiamo al servizio di Allah (SWT), e di
Allah (SWT) solo, finisce per ingannarci e per svegliare la nostra cupidigia: cerchiamo
allora l’oro per il suo splendore, i beni illusori per il piacere che ci procurano, il potere
perché soddisfa la nostra volontà di potenza e di dominio. Ci occupiamo allora soltanto di
stimolare e di nutrire gli istinti più bassi che si trovano dentro di noi.
Ora, spinti agli eccessi, questi istinti sono all’origine della maggior parte delle ideologie
materialiste che hanno condotto allo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo, al culto
del denaro, al sacrificio dei popoli colonizzati, alla crescente miseria e all’indebitamento
del ‘Terzo Mondo’, alla folle corsa agli armamenti, alla distruzione progressiva
dell’ambiente, alle epidemie come l’AIDS, che favoriscono il lassismo e l’assenza di valori e
di punti di riferimento.
Il comune denominatore di queste ideologie si riassume in una sola frase: usare e abusare
dei beni terrestri, fino alla corruzione della specie umana e al degrado delle risorse
naturali:
La corruzione è apparsa sulla terra e nel mare a causa di ciò che hanno commesso le
mani degli uomini, affinché Allah faccia gustare parte di ciò che hanno fatto. Forse ritorneranno (sui loro passi)? (Corano XXX. Ar-Rum (I Romani), 41)
Il Profeta Muhammad (s) disse: “Se il figlio d’Adamo possedesse una valle piena d’oro,
vorrebbe due valli, e nulla riempirà la sua bocca, se non la terra, e Allah (SWT) perdona colui
che si pente” (riportato da Bukhari e Muslim).
Solo il ritorno ad Allah (SWT) e alla vera fede permetterebbe agli uomini di sbarazzarsi di
questi idoli e dell’oscurantismo che consiste nel prendere i mezzi come dei fini.
Solo questo ritorno permetterebbe loro di superare i loro istinti egoisti e la loro avidità che
è la causa di ogni loro male.
L’accesso al bene e alla felicità non ci è vietato, già sulla terra. Il possesso non esclude la
spartizione, il piace-re materiale non esclude lo sviluppo delle nostre facoltà spirituali:
O Figli di Adamo, abbigliatevi prima di ogni orazione. Mangiate e bevete, ma senza
eccessi, ché Allah non ama chi eccede. Di’: “Chi ha proibito gli ornamenti che Allah ha
prodotto per i Suoi servi e i cibi eccellenti?”. Di’: “Appartengono ai credenti, in
questa vita terrena e soltanto ad essi nel Giorno della Resurrezione”. Così
spieghiamo i Nostri segni ad un popolo che sa (Corano VII. Al-A’raf, 31-32)
Se i nostri istinti reclamano legittimamente da noi qualche soddisfazione, ciò non deve
avvenire a discapito della qualità e delle nobili virtù che dovrebbero guidare ogni nostro
impegno:
…sii benefico come Allah lo è stato con te… (Corano XVIII. Al-Qasas (Il Racconto), 77)
La Bontà divina è così una guida per l’insieme delle nostre azioni, così come la Sua
Saggezza è per noi una guida nel dominio delle Leggi, il Suo Sapere nel dominio della
conoscenza e delle scienze, il Suo Potere nel dominio politico.
Sottomesso ad Allah (SWT), l’uomo non è più un distruttore o un ‘corruttore’ della sua
specie e del suo pianeta, perché in seno alla Creazione egli occupa il posto che gli è stato
nobilmente assegnato dal suo Crea-tore:
E quando il tuo Signore disse agli Angeli: “Porrò un vicario sulla terra”, essi dissero:
“Metterai su di essa qualcuno che vi spargerà la corruzione e vi verserà il sangue,
mentre noi Ti glorifichiamo e lodandoTi e Ti santifichiamo?”. Egli disse: “in verità Io
conosco quello che voi non conoscete…”. Ed insegnò ad Adamo i nomi di tutte le
cose… (Corano II. Al-Baqara (La Giovenca), 30-31)
Versetti che indicano che Allah (SWT) ha affidato all’uomo questo universo perché lo
gestisca nel modo migliore, perché ricerchi la scienza e vi faccia regnare la saggezza e
l’amore, non il disordine e la morte.
Scienza e saggezza grazie alle quali l’uomo è superiore agli Angeli:
In verità abbiamo onorato i figli di Adamo, li abbiamo condotti sulla terra e sul mare
e abbiamo concesso loro cibo eccellente e li abbiamo fatti primeggiare su molte delle
Nostre creature. (Corano XVII. Al-Isra’ (IL Viaggio Notturno), 70)
Esistono dunque due vie che si trovano di fronte a noi; l’una è ascendente, e l’altra
discendente. Una è quella della sottomissione ad Allah (SWT), che eleva l’uomo e lo libera
dalle catene della superstizione e della corruzione. L’altra è quella della ribellione,
dell’ignoranza e dell’indifferenza, che abbassa l’uomo e lo abbando-na all’errore, agli idoli
e alle passioni. Una è l’Islam, l’altra è il traviamento, e non ne esiste una terza.
Allah (SWT) dice:
Per il Tempo! Invero l’uomo è in perdita, eccetto coloro che credono e compiono il
bene, vicendevolmente si raccomandano la verità e vicendevolmente si
raccomandano la pazienza (Corano CIII. Al-‘Asr (Il Tempo), 1-3)
INTENZIONE E AZIONE
L’Islam ha enunciato un principio che è il cuore di ogni impegno sincero: più che l’azione
stessa, è l’intenzio-ne (niyya) che conta prima di tutto.
Il Profeta Muhammad (s) ha dichiarato: “Gli atti non valgono se non per le intenzioni e a
ciascuno secondo il suo disegno. A colui che è emigrato per Allah (SWT) e il Suo Messaggero,
la sua emigrazione (Hijrah) sarà contata come compiuta per Allah (SWT) e il Suo
Messaggero. Mentre colui la cui emigrazione ha lo scopo di acquisire i beni di questo mondo,
o di sposare una donna, la sua emigrazione sarà contata per ciò verso cui è emigrato”
(riportato da Bukhari e Muslim).
Questo hadith è considerato come uno dei fondamenti della religione musulmana.
L’intenzione è definita dai Sapienti dell’Islam come “una volontà la cui sede è il cuore”.
Grazie ad essa, una buona azione può essere giudicata cattiva, e una cattiva azione può
essere giudicata buona. Per esempio, l’uomo che fa un dono o un’elemosina per
ostentazione può essere biasimato, mentre colui che mente per riconciliare due Musulmani
che abbiano litigato compie una buona azione.
Si racconta che l’Imam ash-Shafi disse che questo hadith costituisce un terzo della
conoscenza, e che vale 70 capitoli di giurisprudenza islamica (Fiqh).
Per l’Imam Ahmad ibn Hanbal, le basi dell’Islam poggiano su 3 ahadith: quello appena
citato e i seguenti:
– “Sarà rigettata ogni innovazione ai nostri insegnamenti” (riportato da Bukhari e
Muslim);
– “Ciò che è lecito è evidente, e ciò che è illecito è evidente. Tra questi due dominii, vi sono
delle cose che suscitano il dubbio e che ben poche persone conoscono. Colui, dunque, che si
tiene lontano dalle cose dubbiose, preserva così sia la sua religione che il suo onore.
Quanto a colui che incorre nelle cose dubbiose, cade nell’illecito. Come il pastore le cui
bestie pascolano vicino ad un terreno privato, rischiando continuamente di penetrarvi.
Ora, ogni sovrano possiede un dominio riservato. Quello di Allah (SWT) è l’insieme delle
sue interdizioni. E, davvero, vi è nel corpo un pezzo di carne; quando è sano, tutto il corpo
è sano. Ma quando è corrotto, tutto il corpo è corrotto. E, in verità, è il cuore”. (riportato
da Bukhari e Muslim).
Al-Bukhari comincia la sua celebre raccolta di ahadith autentici (sahih) citando le parole
del Profeta (s) sulle intenzioni.
L’Imam an-Nawawi consacra il primo capitolo del suo famoso libro “Il Giardino dei
Devoti” al tema della sincerità, e comincia, ugualmente, citando questo hadith.
Entrambi indicano così che intendono consacrare la loro opera e le loro ricerche ad Allah
(SWT). Mostrano al lettore, in questo modo, l’esempio da seguire.
L’intenzione è il criterio di valutazione delle nostre azioni. Il Profeta (s) disse: “Allah
l’Altissimo non guarda i vostri corpi, né il vostro aspetto esteriore. Ma guarda i vostri cuori”
(riportato da Muslim).
Una buona intenzione eleva anche le nostre abitudini al ragno di atti d’adorazione. Il
saggio Zayd ash-Shami disse: “Amo avere un’intenzione (per Allah (SWT)) in ogni cosa,
anche nel mangiare e nel bere”.
Il gesto più semplice può esprimere il rapporto del credente con la trascendenza, purché il
cuore sia cosciente della presenza divina.
Prima del pasto, il Musulmano dice: “Bismillahi-r-Rahmani-r-Rahim / Nel Nome di Allah,
il Compassionevole, il Misericordioso”. Al termine, ringrazia Allah (SWT): “Alhamdulillah
/ Sia Lode ad Allah”.
Così, il pasto offerto è più che un semplice spuntino inghiottito macchinalmente e senza
coscienza: è un dono di Allah (SWT) che ci ricorda la nostra dipendenza e la Sua infinita
Misericordia. E’ anche un atto d’adorazione e d’obbedienza, poiché Allah (SWT) dice:
Egli è Colui Che vi ha fatto remissiva la terra: percorretela in lungo e in largo, e
mangiate della Sua provvidenza. Verso di Lui è la Resurrezione (Corano LXVII. Al-Mulk
(La Sovranità), 15)
Il Profeta (s) raccontò il merito di colui che lavora per provvedere al bisogno della sua
famiglia, insegnando che sarà ricompensato “anche per il boccone con il quale nutre la sua
sposa”.
Di più: l’atto sessuale, che in Occidente per lungo tempo è stato assimilato alla
concupiscenza e al peccato della carne, se compiuto legittimamente è nell’Islam
l’equivalente di un’elemosina.
Il Profeta (s) disse: “Nel dire ‘Subhana Allah’ vi è un’elemosina. Nel dire ‘Allahu Akbar’ vi è
un’elemosina. Nel dire ‘Alhamdulillah’ vi è un’elemosina. Nel dire ‘La ilaha illa Allah’ vi è
un’elemosina. Raccomandare il bene è un’elemosina. Proibire il male è un’elemosina. E
compiere l’atto sessuale è un’elemosina”.
I Sahaba (r) chiesero allora: “Com’è possibile, o Messaggero di Allah, che soddisfare il
proprio desiderio sessuale sia soggetto a retribuzione?”.
Il Profeta (s) rispose: “Vedete: se lo si compisse in modo illecito, non si commetterebbe forse
un peccato? Bene, quando lo si compie in modo lecito, si merita una ricompensa” (riportato
da Muslim).
E’ questa una delle caratteristiche essenziali dell’Islam: la vita materiale, così come le
esigenze della nostra natura, non contengono “in sé” niente di negativo. L’Islam condanna
in ogni cosa gli eccessi, ma non ci proibisce di godere dei benefici che sono l’espressione
della Volontà divina.
L’Islam contiene anche una concezione molto pura e nobile della coppia e dell’amore:
Fa parte dei Suoi segni l’aver creato da voi, per voi, delle spose, affinché riposiate
presso di loro, e ha stabilito tra voi amore e misericordia. Ecco davvero dei segni per
coloro che riflettono (Corano XXX. Ar-Rum (I Romani), 21)
Se, come abbiamo visto, un’intenzione sincera eleva le nostre abitudini al rango di
adorazione pia, se le azioni quotidiane divengono atti d’obbedienza, se addirittura la
soddisfazione dei desideri e dei piaceri permessi si trasforma in un’opera benedetta,
d’altro canto una cattiva intenzione, un’intenzione traviata, rendono vane le azioni in
apparenza più lodevoli.
Tale era il caso di quell’uomo che, ai tempi del Profeta (s), era emigrato con il solo scopo di
ritrovare una donna – Umm Qays – della quale era follemente innamorato e che voleva
sposare.
E’ evidente che, malgrado le apparenze, la sua azione non era in nulla comparabile a
quella dei credenti che, abbandonando la loro patria, i loro beni e le loro famiglie, si erano
recati a Yathrib (Madinah) per votarsi interamente alla causa dell’Islam.
Un altro hadith, riportato da Muslim, ci mette in guardia contro l’ipocrisia che può
accompagnare le migliori azioni:
“La prima persona contro cui sarà pronunciato un giudizio, nel Giorno della Resurrezione,
sarà un uomo che è morto martire. Quando sarà condotto davanti ad Allah (SWT), Che gli
mostrerà i Suoi favori, li riconoscerà. L’Onnipotente dirà: ‘E cosa ne hai fatto?’ ed egli
risponderà: ‘Ho combattuto per Te fino a morire martire’. Allah (SWT) dirà allora: ‘Tu
menti! Hai combattuto unicamente perché si dicesse che eri coraggioso! Ed è effettivamente ciò
che è stato detto’. Allora, sarà ordinato che venga trascinato, con la faccia per terra, fino al
Fuoco dell’Inferno.
Vi sarà anche un uomo che ha studiato le scienze religiose, le ha insegnate, ed era solito
recitare il Corano. Quando verrà condotto davanti ad Allah (SWT), Che gli mostrerà i Suoi
favori, egli li riconoscerà. L’Onnipotente gli chiederà: ‘ E cosa ne hai fatto?’ ed egli
risponderà: ‘Ho studiato le scienze religiose, le ho insegnate, e ho recitato il Corano per il Tuo
compiacimento’. Allah (SWT) dirà: ‘Tu menti! Hai recitato il Corano unicamen-te perché si
dicesse che eri uno che lo recitava (spesso)! Ed è effettivamente ciò che è stato detto’. Allora,
sarà ordinato che venga trascinato, faccia a terra, fino al Fuoco dell’Inferno.
E vi sarà un uomo che Allah (SWT) ha reso ricco, a cui ha donato ricchezze di ogni genere.
Quando verrà con-dotto, Allah (SWT) gli mostrerà i Suoi favori, ed egli li riconoscerà.
L’Onnipotente chiederà: ‘E cosa ne hai fatto?’. Egli risponderà: ‘Non ho perso occasione, col
Tuo permesso, di donare i miei beni per Te’. Allah (SWT) dirà: ‘Tu menti! L’hai fatto solo
perché si dicesse che eri generoso! Ed è effettivamente ciò che è stato detto’. Allora, sarà
ordinato che venga trascinato, faccia a terra, fino al Fuoco dell’Inferno”.
Il culto che Allah (SWT) chiede agli uomini è prima di tutto quello del cuore.
Non soltanto l’Islam rigetta gli idoli, ma condanna anche le forme più sottili di politeismo.
L’ostentazione, in particolare, nasconde necessariamente lo ‘shirk’, cioè il fatto di associare
ad Allah (SWT) altre ‘divinità’.
Poiché in questo caso si attribuisce più importanza a degli umani che ad Allah (SWT)
stesso.
In ciò che si intraprende, non è più veramente verso Lui che si tende.
Il Profeta Muhammad (s) disse: “Ciò che temo di più, per quanto vi riguarda, è il ‘politeismo
minore’.”. Gli chiesero cosa significasse, ed egli (s) rispose: “L’ostentazione” (riportato da
Ahmad ibn Hanbal, at-Tabarani e al-Bayhaqi).
Muslim riporta questo ‘hadith qudsi’ (tradizione profetica in cui Allah (SWT) parla in
prima persona per bocca del Profeta (s)): “Allah (SWT) ha detto: ‘Non ho alcun bisogno di
associati. Chi dunque agisce (servendosi di Me) in vista di un altro da Me, Io l’abbandonerò a
quest’altro (che non può nulla per lui)’.”
Se vuole conoscere il valore delle sue azioni, il Musulmano deve dunque prima di tutto
interrogare il suo cuore.
Il Profeta (s) ha insegnato d’altronde che l’uomo viene ricompensato o punito secondo la
sua intenzione, e ciò anche se non passa all’azione.
Tornando dalla spedizione di Tabuk, disse ai suoi Sahaba (r), facendo allusione a coloro
che erano rimasti a Madinah: “Vi sono dietro di noi degli uomini a Madinah, che sono con
noi, sia che ci incamminiamo per un sentiero di montagna che se percorriamo una vallata.
Una scusa (una versione dell’hadith precisa: una malattia) li ha trattenuti” (riportato da
Bukhari e Muslim). Questi uomini riceveranno la stessa ricompensa di coloro che hanno
realmente partecipato alla spedizione.
All’inverso, il Profeta (s) avvertì: “Quando due Musulmani incrociano le spade, l’uccisore e
l’ucciso vanno al-l’Inferno”. Un Compagno (r) chiese: “O Messaggero di Allah, ciò è chiaro
per quanto riguarda l’uccisore, ma come mai è così anche per l’ucciso?”. Il Profeta (s)
rispose: “Aveva la ferma intenzione di uccidere il suo compagno” (riportato da Bukhari e
Muslim).
Allah (SWT) rende vane le opere, per quanto numerose, il cui vero motivo è la
soddisfazione della vanità e dell’orgoglio degli uomini.
E’ rigettata di conseguenza ogni azione la cui causa prima non sia la fede in Allah (SWT).
La sincerità del nostro impegno non si può misurare che nel nostro rapporto con la
trascendenza:
Daremo una vita eccellente a chiunque, maschio o femmina, sia credente e compia il
bene. Compenseremo quelli che sono stati costanti in ragione delle loro azioni
migliori. (Corano XVI. An-Nahl (Le Api), 97)
SINCERITA’ E TRADIZIONE
Noteremo tuttavia questo fatto: se le azioni non valgono che per le intenzioni, ciò non
significa che una buona intenzione autorizzi una libertà totale nella maniera d’agire. Il
Profeta (s) disse: “Allah l’Altissimo è Puro, e non accetta se non ciò che è puro” (riportato da
Muslim).
Non si può costruire legittimamente una moschea con del denaro rubato, poiché il fine
NON giustifica i mezzi.
Pregare Allah (SWT) abbandonandosi a ‘danze sacre’ e a gesticolazioni sfrenate,
accompagnando, in più, queste contorsioni con musiche e canti, per darsi l’illusione
dell’estasi e dell’ebbrezza mistica, tutto ciò è ugualmente rigettato dall’autentica
Tradizione islamica. Il Profeta (s) dichiarò: “Sarà rigettata ogni innovazio-ne ai nostri
insegnamenti” (riportato da Bukhari e Muslim).
Così, non soltanto l’intenzione sincera è necessaria alla riuscita delle nostre azioni, ma
occorre anche che queste azioni siano conformi agli insegnamenti e alla Tradizione
profetici.
Si riporta che Ibn Mas’ud (r), un celebre Compagno del Profeta (s), abbia detto: “La parola
non è di alcuna utilità senza l’azione, e le parole e l’azione non sono di alcuna utilità senza
l’intenzione, e le parole e l’azione e l’intenzione non sono di alcuna utilità se non sono
conformi alla Sunnah (la Tradizione profetica)”.
Commentando questo versetto del Corano:
Colui che ha creato la morte e la vita per mettere alla prova chi di voi meglio opera…
(Corano LXVII. Al-Mulk (La Sovranità), 2)
i Sapienti dell’Islam hanno definito la “migliore azione” secondo due criteri: essa deve
essere sincera e interamente consacrata ad Allah (SWT); deve inoltre essere conforme alle
prescrizioni tradizionali.
L’Islam, religione del giusto mezzo, rigetta infatti gli estremi.
L’uno consiste nell’attenersi a delle pratiche di culto che per il loro numero e il loro rigore
coercitivo soffoca-no la vita spirituale, ciò che il Profeta ‘Isa (Gesù *) rimproverava ai
Farisei.
Ridotta a dei riti e al formalismo, la religione diviene un’occasione per ostentare
ipocritamente un fervore senza contenuto reale.
L’altro estremo consiste nell’escludere ogni Legge e ogni rituale, pensando che solo
l’intenzione conti, che ciascuno sia libero di adorare alla propria maniera Allah (SWT), che
ci si rappresenta più o meno, e che la fede sia un affare privato.
Ridotta a queste vaghe idee la religione non gioca praticamente nessun ruolo nella vita
attiva degli individui. Essa non è più nient’altro che un ‘sentimento’ che spinge ogni tanto
ad un gesto di bontà o di carità.
Progressivamente, e questo è ciò che osserviamo nel mondo detto ‘Cristiano’, essa non è
più nient’altro che una parentesi nella vita della maggior parte della gente.
L’islam, al contrario, stabilisce un equilibrio armonioso tra la Fede e il culto.
Non soltanto ci mostra lo scopo della nostra esistenza:
Te noi adoriamo… (Corano I. Al-Fatiha (L’Aprente), 5)
ma ci indica anche la Via da seguire:
…e a Te chiediamo aiuto (Corano I. Al-Fatiha (L’Aprente), 5)
Cioè, secondo i celebri Commenti di Ibn Taymiyya (r) e di Ibn al-Qayyim (r): “Facci
seguire la Via che Tu hai tracciato, che il Tuo Profeta (s) ha seguito prima di noi, e che conduce
a Te”.
L’Islam è così allo stesso tempo Fede e azione, aspirazione celeste e manifestazione
terrestre, elevazione e cammino, intenzione sincera e culto tradizionale.
Solo l’obbedienza ad Allah (SWT) e al Suo Profeta (s) ci permette di realizzare questo
equilibrio, che è la condizione stessa del nostro sviluppo:
Di’: “Se avete sempre amato Allah, seguitemi. Allah vi amerà e perdonerà i vostri
peccati. Allah è perdonatore, misericordioso”. Di’: “Obbedite ad Allah e al
Messaggero. Ma se volgerete le spalle, ecco, Allah non ama i miscredenti” (Corano III.
Al-‘Imran, 31-32)
Non è un caso se ritroviamo queste due dimensioni dell’Islam nella Testimonianza di Fede
Musulmana (SHAHADAH):

LA ILAHA ILLA ALLAH – MUHAMMAD RASUL ALLAH

Testimonio che non vi è alcuna divinità al di fuori di Allah, e che Muhammad è il
Messaggero di Allah
Ciò significa, implicitamente:
Dichiaro che la mia vita non ha senso se non nell’adorazione di Allah (SWT), e in
questo disegno mi impegno a conformarmi, in tutto ciò che è in mio potere, agli
insegnamenti del Suo Ultimo Profeta (s).
 

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Mohamed Barakat

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