Il conflitto israelo-palestinese: una panoramica completa.1
Table of Contents
ToggleIl conflitto israelo-palestinese: una panoramica completa.
Cos’è il sionismo?
Il sionismo è un movimento politico e nazionalista che ha avuto origine alla fine del XIX secolo con l’obiettivo di creare uno stato ebraico in Palestina. Il termine “sionismo” deriva da “Sion”, che è il nome biblico di Gerusalemme. Il movimento sionista è stato fondato da Theodor Herzl, un giornalista ebreo austriaco, che nel suo libro “Lo Stato ebraico” del 1896 ha sostenuto la necessità di creare uno stato ebraico per garantire la sicurezza e l’autodeterminazione del popolo ebraico.
Il sionismo ha avuto diverse correnti e interpretazioni nel corso degli anni. Alcuni sionisti sostenevano l’insediamento ebraico in Palestina attraverso l’acquisto di terre e la collaborazione con le autorità locali, mentre altri sostenitori del sionismo politico miravano a ottenere il riconoscimento internazionale per uno stato ebraico indipendente.
Dopo la prima guerra mondiale, la Lega delle Nazioni ha assegnato alla Gran Bretagna un mandato sulla Palestina, che ha incoraggiato l’insediamento ebraico nella regione. Durante il periodo del mandato britannico, il movimento sionista ha continuato a crescere e a organizzarsi, portando alla fondazione dello Stato di Israele nel 1948.
Il sionismo ha suscitato controversie e critiche da parte di alcuni gruppi palestinesi e di altri paesi arabi, che considerano la creazione di Israele come un’occupazione illegale delle terre palestinesi. Alcuni critici del sionismo sostengono che il movimento abbia portato a una discriminazione e a una violazione dei diritti dei palestinesi, mentre i sostenitori del sionismo vedono la creazione di Israele come un’opportunità per il popolo ebraico di vivere in sicurezza e prosperità.
È importante sottolineare che il sionismo non rappresenta l’intera comunità ebraica, e che esistono diverse opinioni e posizioni all’interno della comunità stessa riguardo al sionismo e al conflitto israelo-palestinese.
1.2 Cos’è Hamas?
Hamas è un’organizzazione politica e militante palestinese che è stata fondata nel 1987 come braccio armato dei Fratelli Musulmani in Palestina. L’obiettivo dichiarato di Hamas è la liberazione di tutta la Palestina e la creazione di uno stato palestinese sovrano sulla base dei confini precedenti al 1967, con Gerusalemme Est come capitale.
Hamas ha guadagnato popolarità tra i palestinesi a causa della sua opposizione all’occupazione israeliana e della sua lotta armata contro Israele. L’organizzazione ha condotto numerosi attacchi terroristici contro obiettivi israeliani, compresi attentati suicidi e lancio di razzi dalla Striscia di Gaza verso il territorio israeliano.
Tuttavia, Hamas è anche coinvolto nell’amministrazione civile della Striscia di Gaza, dove ha assunto il controllo dopo una violenta lotta interna con il partito Fatah nel 2007. Hamas fornisce servizi sociali, come assistenza sanitaria ed educazione, alla popolazione di Gaza, ma è anche stato criticato per la sua gestione autoritaria e per la violazione dei diritti umani.
Hamas è considerato un’organizzazione terroristica da molti paesi, tra cui gli Stati Uniti, l’Unione Europea e Israele. Tuttavia, ha anche un sostegno significativo tra alcuni palestinesi che vedono in Hamas un’alternativa al partito Fatah, che è stato accusato di corruzione e di mancata realizzazione degli obiettivi nazionali palestinesi.
1.3 La storia palestinese
La storia palestinese è complessa e risale a migliaia di anni fa. La regione che oggi è conosciuta come Palestina ha visto la presenza di diverse civiltà e popoli nel corso dei secoli, tra cui gli antichi egizi, i filistei, gli ebrei, i romani, gli arabi e gli ottomani.
. Gerusalemme, in particolare, è una città sacra per ebrei, cristiani e musulmani, ed è stata il centro spirituale e politico del popolo ebraico per molti secoli.
Durante il periodo dell’Impero ottomano, la Palestina faceva parte di una provincia amministrativa più ampia e la popolazione era composta principalmente da arabi musulmani e cristiani. Tuttavia, alla fine del XIX secolo, con l’aumento del sionismo e dell’immigrazione ebraica in Palestina, le tensioni tra le comunità ebraiche e arabe sono aumentate.
Dopo la prima guerra mondiale, la Palestina è diventata un mandato britannico, che ha incoraggiato l’insediamento ebraico nella regione. Nel 1947, le Nazioni Unite hanno proposto un piano di spartizione che prevedeva la creazione di uno stato ebraico e uno stato arabo in Palestina. Questo piano è stato accettato dagli ebrei, ma respinto dagli stati arabi e dai palestinesi.
La guerra del 1948, che è scoppiata subito dopo la dichiarazione di indipendenza di Israele, ha portato all’esodo di centinaia di migliaia di palestinesi e alla creazione di un gran numero di rifugiati palestinesi. Da allora, il conflitto israelo-palestinese ha avuto diverse fasi, tra cui guerre, intifade e negoziati di pace.
La storia palestinese è caratterizzata da una lotta per l’autodeterminazione e per il riconoscimento dei diritti dei palestinesi sulla loro terra. La questione della Palestina è diventata un tema centrale nel dibattito internazionale sulla pace e sulla giustizia, con diverse proposte e iniziative per risolvere il conflitto e raggiungere una soluzione equa e duratura.
1.4 Le cause del conflitto
Il conflitto israelo-palestinese è una complessa questione che ha radici storiche, politiche, territoriali e religiose. Le cause del conflitto sono molteplici e risalgono a diversi momenti storici. In questa sezione, esamineremo le principali cause che hanno contribuito alla nascita e all’escalation del conflitto.
1.4.1 Il sionismo e la creazione dello Stato di Israele
Una delle cause fondamentali del conflitto israelo-palestinese è il movimento sionista, che ha avuto origine alla fine del XIX secolo. Il sionismo è un movimento politico e nazionalista che promuoveva l’idea di creare uno Stato ebraico in Palestina, considerata la terra ancestrale del popolo ebraico. Gli ebrei, dopo secoli di persecuzioni e dell’Olocausto durante la Seconda Guerra Mondiale, cercavano un luogo sicuro in cui poter vivere liberamente.
Il movimento sionista ha guadagnato forza e sostegno internazionale, portando alla dichiarazione di indipendenza dello Stato di Israele nel 1948. Questo evento ha generato tensioni con la popolazione palestinese, che si sentiva espropriata delle proprie terre e dei propri diritti.
1.4.2 Hamas e la resistenza palestinese
Un’altra causa significativa del conflitto è rappresentata da Hamas, un’organizzazione politica e militare palestinese. Fondata nel 1987 come braccio armato dei Fratelli Musulmani, Hamas ha l’obiettivo dichiarato di liberare la Palestina e creare uno Stato palestinese indipendente. L’organizzazione ha utilizzato sia mezzi politici che militari per perseguire i propri obiettivi.
Hamas ha guadagnato consenso tra la popolazione palestinese, soprattutto a Gaza, grazie alla sua lotta contro l’occupazione israeliana e alla sua attività sociale. Tuttavia, le sue tattiche, come gli attacchi suicidi e i lanci di razzi verso Israele, hanno portato a una maggiore militarizzazione del conflitto e a una risposta violenta da parte di Israele.
1.4.3 La storia palestinese e la questione dei rifugiati
La storia palestinese è caratterizzata da una serie di eventi traumatici che hanno contribuito alla complessità del conflitto. Dopo la creazione dello Stato di Israele nel 1948, centinaia di migliaia di palestinesi sono stati costretti a fuggire o sono stati espulsi dalle loro case, diventando rifugiati. Questo evento, noto come la Nakba (la catastrofe), ha generato un profondo senso di ingiustizia e ha alimentato il desiderio di ritorno per i rifugiati e i loro discendenti.
La questione dei rifugiati palestinesi è una delle principali cause di tensione nel conflitto. Molti palestinesi vivono ancora in campi profughi in condizioni precarie, senza la possibilità di tornare alle loro terre o di ottenere un risarcimento per le proprietà perdute. Questa situazione alimenta il sentimento di ingiustizia e alimenta la lotta per i diritti dei palestinesi.
1.4.4 La ricerca di una soluzione
La soluzione al conflitto israelo-palestinese è stata oggetto di numerosi negoziati e iniziative internazionali nel corso degli anni. Una delle proposte più discusse è la soluzione a due stati, che prevede la creazione di uno Stato palestinese indipendente accanto a Israele, con Gerusalemme come capitale condivisa.
Tuttavia, la strada verso una soluzione pacifica è stata ostacolata da una serie di fattori, tra cui la questione dei confini, la divisione di Gerusalemme, gli insediamenti israeliani nei territori occupati, la sicurezza e il riconoscimento reciproco. Inoltre, il coinvolgimento di attori esterni, come gli Stati Uniti e altri paesi, ha influenzato il processo di pace e ha generato ulteriori complessità.
La soluzione a questo conflitto richiede un impegno sincero da entrambe le parti, un dialogo costruttivo e una volontà politica per superare le differenze e raggiungere un accordo equo. È fondamentale che la comunità internazionale svolga un ruolo attivo nel facilitare il processo di pace e nel sostenere le iniziative che promuovono la coesistenza pacifica tra israeliani e palestinesi.
La comprensione reciproca, la promozione dei diritti umani e la ricerca di una soluzione giusta e duratura sono elementi essenziali per porre fine a questo conflitto e costruire un futuro di pace e stabilità nella regione.
2.1 La guerra del 1948
La guerra del 1948, conosciuta anche come la guerra d’indipendenza israeliana o la Nakba (la catastrofe) per i palestinesi, è stata un evento cruciale nel conflitto israelo-palestinese. Questa guerra ha segnato l’inizio di una serie di conflitti armati tra Israele e i paesi arabi confinanti, nonché la creazione dello Stato di Israele.
La guerra del 1948 ebbe origine il 15 maggio 1948, subito dopo la dichiarazione di indipendenza di Israele. Questa dichiarazione fu seguita da un’invasione coordinata di Israele da parte di cinque paesi arabi: Egitto, Giordania, Siria, Libano e Iraq. Questi paesi cercavano di impedire la creazione di uno Stato ebraico in Palestina e di proteggere gli interessi arabi nella regione.
Durante la guerra, le forze israeliane si scontrarono con gli eserciti arabi in una serie di battaglie che coinvolsero sia combattimenti convenzionali che tattiche di guerriglia. Le forze israeliane erano numericamente inferiori e meno equipaggiate rispetto ai loro avversari, ma riuscirono a ottenere importanti vittorie grazie alla loro determinazione e alla superiorità tattica.
La guerra del 1948 ebbe conseguenze significative per entrambe le parti coinvolte. Per Israele, la vittoria nella guerra significò l’acquisizione di un territorio più ampio rispetto a quello assegnato dal piano di spartizione delle Nazioni Unite del 1947. Questo territorio includeva parti di quello che oggi è noto come Israele, la Cisgiordania e Gerusalemme Est. Inoltre, la guerra portò all’esodo di centinaia di migliaia di palestinesi, che fuggirono o furono costretti ad abbandonare le loro case e le loro terre.
Per i palestinesi, la guerra del 1948 rappresentò una tragedia. Molti di loro furono sfollati e dispersi in vari paesi arabi, dando origine alla questione dei rifugiati palestinesi che ancora oggi rimane irrisolta. La guerra segnò anche l’inizio di un lungo periodo di conflitto e tensione tra Israele e i paesi arabi circostanti.
La guerra del 1948 è stata un evento chiave nella storia del conflitto israelo-palestinese, poiché ha gettato le basi per le successive fasi del conflitto. Ha contribuito a creare una profonda divisione tra israeliani e palestinesi, alimentando sentimenti di rabbia, risentimento e desiderio di vendetta da entrambe le parti.
La soluzione a questa situazione complessa e dolorosa è stata oggetto di dibattito e negoziati per decenni. Molti sostengono che la soluzione migliore sia quella di raggiungere una pace duratura attraverso una soluzione a due stati, in cui Israele e uno stato palestinese indipendente coesistano fianco a fianco in pace e sicurezza. Questa soluzione implicherebbe il ritiro di Israele dai territori occupati durante la guerra del 1967, la creazione di uno stato palestinese con Gerusalemme Est come sua capitale e una risoluzione equa della questione dei rifugiati palestinesi.
Tuttavia, la strada verso una soluzione pacifica è stata ostacolata da numerosi fattori, tra cui la mancanza di fiducia reciproca, la continua costruzione degli insediamenti israeliani nei territori occupati, la divisione politica tra i palestinesi stessi e l’ingerenza di attori esterni nel conflitto. La comunità internazionale ha un ruolo fondamentale nel facilitare il dialogo e la negoziazione tra le due parti, incoraggiando il rispetto dei diritti umani e sostenendo gli sforzi per una soluzione pacifica e duratura.
La guerra del 1948 ha gettato le basi per il conflitto israelo-palestinese e ha avuto un impatto duraturo sulla storia e sulla vita delle persone coinvolte. Comprendere le cause, le fasi e le conseguenze di questa guerra è fondamentale per comprendere appieno il contesto in cui si sviluppa il conflitto e per cercare soluzioni che portino a una pace giusta e duratura nella regione.
La guerra dei sei giorni
La guerra dei sei giorni è stato un conflitto armato che ebbe luogo nel giugno del 1967 tra Israele e i suoi vicini arabi, tra cui Egitto, Giordania e Siria. Questa guerra è stata una delle più significative nella storia del conflitto israelo-palestinese e ha avuto conseguenze durature sulla situazione politica e territoriale della regione.
Le cause del conflitto
Le tensioni tra Israele e i paesi arabi circostanti erano state in aumento per diversi anni prima dello scoppio della guerra dei sei giorni. Le principali cause del conflitto includono:
-
Disputa territoriale: La questione dei confini e del controllo dei territori era una delle principali cause di tensione. Dopo la guerra d’indipendenza israeliana del 1948, Israele aveva acquisito territori che erano stati assegnati alla Palestina secondo il piano di spartizione delle Nazioni Unite. Questo aveva creato una situazione di conflitto tra Israele e i paesi arabi confinanti.
-
Blocco dello Stretto di Tiran: Nel maggio del 1967, l’Egitto annunciò il blocco dello Stretto di Tiran, una rotta marittima strategica per Israele. Questa azione fu considerata da Israele come un atto di guerra e portò ad un’escalation delle tensioni.
-
Risentimento e conflitto politico: Le tensioni politiche tra Israele e i paesi arabi erano state alimentate da anni di conflitto e rivalità. La retorica anti-israeliana e l’incitamento alla violenza da parte di alcuni leader arabi avevano contribuito ad aumentare le tensioni e a creare un clima di ostilità.
Lo svolgimento della guerra
La guerra dei sei giorni iniziò il 5 giugno 1967, quando l’aviazione israeliana lanciò un attacco preventivo contro le forze aeree egiziane. Questo attacco a sorpresa diede a Israele un vantaggio significativo e permise loro di ottenere il controllo dell’aria.
Nelle settimane successive, le forze israeliane condussero una serie di operazioni militari terrestri e aeree contro l’Egitto, la Giordania e la Siria. Israele riuscì a conquistare e occupare la Cisgiordania, la Striscia di Gaza, Gerusalemme Est, le Alture del Golan e la penisola del Sinai.
La guerra si concluse il 10 giugno 1967 con una vittoria schiacciante di Israele. Questa vittoria portò a significative conseguenze territoriali e politiche per la regione.
Conseguenze della guerra
La guerra dei sei giorni ebbe un impatto significativo sul conflitto israelo-palestinese e sulla situazione politica e territoriale della regione. Alcune delle principali conseguenze includono:
-
Occupazione dei territori: Dopo la guerra, Israele occupò la Cisgiordania, la Striscia di Gaza, Gerusalemme Est e le Alture del Golan. Questa occupazione ha portato a tensioni continue e ha complicato ulteriormente la ricerca di una soluzione pacifica al conflitto.
-
Flusso di rifugiati: La guerra ha causato un flusso di rifugiati palestinesi, che hanno cercato rifugio nei paesi confinanti. Questo ha contribuito a creare una crisi umanitaria e ha alimentato ulteriormente le tensioni nella regione.
-
Cambiamenti geopolitici: La vittoria di Israele nella guerra dei sei giorni ha cambiato l’equilibrio di potere nella regione. Israele è emerso come una potenza militare dominante e ha acquisito un maggiore controllo sui territori occupati.
-
Impatto sul processo di pace: La guerra dei sei giorni ha complicato ulteriormente il processo di pace tra Israele e i palestinesi. La questione dei territori occupati e il futuro status di Gerusalemme sono diventati punti di conflitto centrale nelle negoziazioni di pace.
Conclusioni
La guerra dei sei giorni è stata un punto di svolta nel conflitto israelo-palestinese e ha avuto conseguenze durature sulla situazione politica e territoriale della regione. Le tensioni e le dispute territoriali che hanno portato allo scoppio della guerra sono ancora presenti oggi e rappresentano una sfida significativa per la ricerca di una soluzione pacifica al conflitto.
2.3 La prima intifada
La prima intifada è stata un’importante fase del conflitto israelo-palestinese che ha avuto luogo tra il 1987 e il 1993. Il termine “intifada” in arabo significa “scossa” o “risveglio”, e si riferisce a un’insurrezione popolare palestinese contro l’occupazione israeliana.
2.3.1 Le cause della prima intifada
La prima intifada è stata scatenata da una serie di fattori che hanno contribuito all’escalation delle tensioni tra israeliani e palestinesi. Tra le principali cause vi erano:
-
Occupazione e repressione: Gli anni precedenti l’intifada sono stati caratterizzati da un’occupazione militare israeliana dei territori palestinesi, che ha portato a restrizioni sulla libertà di movimento, confische di terre e violazioni dei diritti umani. Questa situazione di oppressione ha alimentato il malcontento e la frustrazione tra i palestinesi.
-
Politiche discriminatorie: Le politiche israeliane, come la costruzione di insediamenti illegali e la discriminazione nei confronti dei palestinesi nei settori dell’istruzione, dell’occupazione e dell’accesso ai servizi, hanno contribuito a creare un clima di ingiustizia e disuguaglianza.
-
Provocazioni e violenze: Gli scontri tra israeliani e palestinesi erano frequenti, con episodi di violenza da entrambe le parti. L’uccisione di quattro lavoratori palestinesi da parte di un camionista israeliano nel dicembre 1987 è stato l’evento scatenante dell’intifada.
2.3.2 La natura della prima intifada
La prima intifada è stata caratterizzata da una serie di proteste e atti di resistenza non violenta da parte dei palestinesi. Le manifestazioni di massa, gli scioperi generali, i boicottaggi dei prodotti israeliani e gli atti di disobbedienza civile sono diventati strumenti di lotta contro l’occupazione.
I giovani palestinesi, noti come “palestinesi delle pietre”, sono diventati il simbolo della resistenza, lanciando pietre contro i soldati israeliani. Questo gesto simbolico ha attirato l’attenzione internazionale sulla situazione dei palestinesi e ha contribuito a creare una solidarietà globale nei loro confronti.
Le forze di sicurezza israeliane hanno risposto con la repressione, utilizzando munizioni letali, gas lacrimogeni e arresti di massa. Il numero di vittime palestinesi durante l’intifada è stato significativo, con migliaia di morti e feriti.
2.3.3 Gli effetti della prima intifada
La prima intifada ha avuto un impatto significativo sul conflitto israelo-palestinese e sulla comunità internazionale. Alcuni degli effetti più rilevanti includono:
-
Riconoscimento internazionale: L’intifada ha attirato l’attenzione della comunità internazionale sulla questione palestinese e ha portato a una maggiore consapevolezza e solidarietà nei confronti dei palestinesi.
-
Processo di pace di Oslo: L’intifada ha contribuito a creare un clima favorevole per il processo di pace di Oslo, che ha portato alla firma degli Accordi di Oslo nel 1993. Questi accordi hanno stabilito un quadro per le negoziazioni tra israeliani e palestinesi e hanno aperto la strada a una possibile soluzione del conflitto.
-
Rafforzamento dell’identità palestinese: L’intifada ha contribuito a rafforzare l’identità palestinese e la consapevolezza nazionale. I palestinesi hanno dimostrato una forte determinazione nel difendere i propri diritti e la propria terra, e ciò ha avuto un impatto duraturo sulla loro lotta per l’autodeterminazione.
-
Cambiamenti nella politica israeliana: L’intifada ha portato a una revisione delle politiche israeliane nei confronti dei palestinesi. Sono state introdotte misure per migliorare le condizioni di vita nei territori occupati e per avviare negoziati di pace.
2.3.4 Le lezioni apprese dalla prima intifada
La prima intifada ha dimostrato che la resistenza non violenta può essere un potente strumento di lotta contro l’occupazione. Ha anche evidenziato l’importanza del coinvolgimento della comunità internazionale nel processo di pace e nella risoluzione del conflitto.
Tuttavia, nonostante i progressi compiuti durante la prima intifada, il conflitto israelo-palestinese è ancora in corso. La soluzione a questa situazione complessa richiede un impegno continuo da parte di entrambe le parti e della comunità internazionale per raggiungere una pace giusta e duratura.
La prossima sezione esplorerà la seconda intifada, un’altra fase significativa del conflitto israelo-palestinese che ha avuto luogo negli anni 2000.
2.4 La seconda intifada
La seconda intifada, anche conosciuta come Al-Aqsa intifada, è stata un periodo di intensi scontri e violenze tra israeliani e palestinesi che ebbe inizio nel settembre 2000 e durò fino al 2005. Questo capitolo esplorerà le cause, gli eventi chiave e le conseguenze di questa importante fase del conflitto israelo-palestinese.
2.4.1 Le cause della seconda intifada
La seconda intifada fu innescata da una serie di eventi che contribuirono ad aumentare le tensioni tra le due parti. Uno dei principali fattori fu la visita del leader israeliano Ariel Sharon alla Spianata delle Moschee a Gerusalemme Est, un luogo sacro sia per musulmani che per ebrei. Questa visita fu percepita come un’azione provocatoria da parte dei palestinesi, che risposero con proteste e scontri violenti.
Tuttavia, le cause della seconda intifada vanno oltre questo evento specifico. I palestinesi erano frustrati per l’impasse nel processo di pace, l’occupazione militare israeliana e le continue violazioni dei diritti umani. Inoltre, l’escalation della violenza tra le due parti aveva creato un clima di sfiducia e rabbia che alla fine sfociò in un’esplosione di violenza.
2.4.2 Gli eventi chiave della seconda intifada
La seconda intifada fu caratterizzata da una serie di attacchi terroristici palestinesi e da una dura repressione israeliana. Gli attentati suicidi, in particolare, divennero una tattica comune utilizzata dai gruppi palestinesi, come Hamas e la Jihad Islamica, per colpire obiettivi civili israeliani. Questi attacchi causarono la morte di centinaia di persone e ferirono migliaia di altre.
In risposta agli attentati, Israele intensificò le sue operazioni militari nei territori palestinesi occupati. Furono istituiti checkpoint, vennero demolite case e furono condotte incursioni nelle città palestinesi. L’esercito israeliano fu anche accusato di commettere abusi sui diritti umani, compresi arresti arbitrari, torture e uccisioni extragiudiziali.
2.4.3 Le conseguenze della seconda intifada
La seconda intifada ebbe conseguenze devastanti per entrambe le parti coinvolte nel conflitto. Oltre alle perdite di vite umane, l’economia palestinese subì un grave colpo a causa delle restrizioni imposte da Israele. Le infrastrutture furono danneggiate e molte aziende chiusero, portando a un aumento della disoccupazione e della povertà.
Inoltre, la seconda intifada minò ulteriormente la fiducia tra israeliani e palestinesi, rendendo ancora più difficile il raggiungimento di una soluzione pacifica al conflitto. Le negoziazioni di pace si interruppero e la violenza continuò a persistere anche dopo la fine ufficiale della seconda intifada nel 2005.
2.4.4 Le prospettive per il futuro
Nonostante le difficoltà e le divisioni create dalla seconda intifada, è fondamentale mantenere la speranza e cercare soluzioni pacifiche al conflitto israelo-palestinese. Il dialogo e la comprensione reciproca sono essenziali per superare le differenze e costruire un futuro di pace e stabilità per entrambi i popoli.
La comunità internazionale ha un ruolo importante da svolgere nel promuovere la pace e nel sostenere i negoziati tra le due parti. È necessario un impegno continuo per garantire il rispetto dei diritti umani, porre fine all’occupazione e creare le condizioni per una soluzione a due stati, in cui Israele e Palestina possano coesistere in pace e sicurezza.
In conclusione, la seconda intifada è stata un periodo di grande violenza e sofferenza per israeliani e palestinesi. È importante imparare dagli errori del passato e lavorare insieme per costruire un futuro migliore, basato sulla giustizia, l’uguaglianza e il rispetto reciproco. Solo attraverso il dialogo e la comprensione reciproca sarà possibile raggiungere una soluzione duratura al conflitto israelo-palestinese.