La storia di Amr ibn al-Jamuh [rady Allahu anhu]
La vita dei Sahaba [rady Allahu anhom]
La storia di Amr ibn al-Jamuh [rady Allahu anhu]
BismiLlāhi-r-Raḥmāni-r-Raḥīm
Amr ibn al-Jamuh (r) era uno degli uomini eminenti a Yathrib (Madinah) nei tempi della Jahiliyyah (ignoranza preislamica).
Era il capo dei Banu (tribù) Salamah ed era noto per essere uno dei più generosi e valenti uomini della città.
Uno dei privilegi dell’essere un capo della città era la possibilità di tenere per sé un idolo nella propria casa.
Si sperava che questo idolo benedicesse il capo in qualunque circostanza. Era dovere di quest’ultimo offrirgli sacrifici in occasioni speciali e cercare il suo aiuto in caso di difficoltà.
L’idolo di Amr si chiamava Manat.
Egli lo aveva intagliato dal legno più prezioso.
Aveva speso molto denaro, tempo ed attenzioni per prendersene cura, e lo profumava con le essenze più preziose.
Amr (r) aveva quasi sessant’anni quando i primi raggi dell’Islam incominciarono ad illuminare Yathrib.
Famiglia dopo famiglia venne a conoscenza della nuova fede per opera di Mus’ab bin ‘Umayr (r), il primo missionario mandato a Yathrib prima dell’Hijrah.
Fu grazie a lui che i tre figli di Amr (r) – Mu’awwidh, Mu’adh e Khallad (r) – divennero Musulmani.
Uno dei loro contemporanei fu Mu’adh ibn Jabal (r). Anche la moglie di Amr (r), Hind (r), accettò l’Islam come i suoi tre figli, ma Amr (r) era completamente all’oscuro di tutto questo.
Hind (r) si rendeva conto che la gente di Yathrib veniva convinta dall’Islam e che nessuno dei capi della città rimaneva nello ‘shirk’, eccetto suo marito e pochi altri individui. Ella amava moltissimo suo marito ed era fiera di lui, ma temeva che egli sarebbe morto in stato di ‘kufr’ e sarebbe finito nel fuoco dell’Inferno.
In quel mentre, lo stesso Amr (r) cominciò a sentirsi a disagio. Aveva paura che i suoi figli abbandonassero la religione dei loro antenati e seguissero gli insegnamenti di Mus’ab bin ‘Umayr (r) che, in un breve lasso di tempo, aveva fatto in modo che molti rifiutassero l’idolatria ed iniziassero a praticare la religione rivelata da
Muhammad (sallAllahu alayhi wa sallam).
Per questa ragione, Amr (r) si rivolse alla moglie dicendole:
«Stai attenta che i tuoi figli non entrino in contatto con quest’uomo (intendendo Mus’ab) prima che noi ci siamo fatti un’opinione su di lui».
«Ti ascolto e t’obbedisco – rispose lei – ma ti piacerebbe ascoltare cosa tuo figlio Mu’adh racconta di quell’uomo?».
«Ahimè! Forse che Mu’adh si è allontanato a mia insaputa dall’antica religione?».
La brava donna provò pietà per il vecchio marito e disse: «Assolutamente no. Ma ha partecipato ad alcune riunioni di questo missionario ed ha memorizzato alcune cose che questi insegna».
«Digli di venire qui», disse. Quando Mu’adh giunse gli ordinò: «Fammi sentire un esempio di ciò che predica quest’ uomo».
Mu’adh (r) recitò la ‘Fatiha’ (la Surah ‘Aprente’ del Sublime Corano):
Nel Nome di Allah, il Misericordioso, il Clementissimo
Lode ad Allah Signore degli Universi
Il Misericordioso, il Clementissimo
Re del Giorno del Giudizio
Te soltanto noi adoriamo e Te soltanto invochiamo in soccorso
Indicaci il sentiero diritto
Il sentiero di coloro verso i quali Tu sei stato benevolo,
non adirato nei loro confronti e che non sono in errore.
Corano I. Al-Fatiha.
«Quanto sono perfette queste parole e quanto sono belle! – esclamò il padre – È così tutto ciò che dice?».
«Sì, certo, padre. Vorresti forse giurargli fedeltà? Tutta la tua gente l’ha già fatto», lo esortò Mu’adh (r).
Il vecchio rimase in silenzio per un poco e poi disse:
«Non lo farò finché non mi sarò consultato con Manat e avrò ascoltato quanto mi dirà».
«Cosa mai potrà dire Manat, o padre mio? Non è altro che un pezzo di legno. Non può né pensare né parlare».
Il vecchio replicò aspramente:
«Te l’ho detto: non farò nulla senza di lui!».
Più tardi, quello stesso giorno, Amr (r) si recò da Manat. Era usanza degli idolatri di quei tempi mettere una donna anziana dietro all’idolo con cui intendevano parlare. Ella rispondeva per conto dell’ idolo, dando voce, così credevano, a ciò che l’idolo l’aveva ispirata a dire.
Amr (r) si pose di fronte all’idolo con grande reverenza e gli si rivolse lodandolo profusamente. Quindi disse:
«Oh Manat! Senza dubbio tu sai che questo propagandista che è stato incaricato di venire qui da noi come delegato da Makkah non vuol nuocere a nessuno tranne che a te. Egli è venuto solamente con l’intento di indurci a smettere di adorarti. Non voglio giurargli fedeltà, a dispetto delle belle parole che ho sentito da lui. Sono venuto quindi a chiederti consiglio. Ti prego dunque di aiutarmi».
Da Manat non giunse risposta. Amr (r) continuò:
«Forse sei adirato. Ma fino ad ora non ho fatto nulla per contrariarti. Non importa. Ti starò lontano per alcuni giorni per darti modo di calmare la tua ira».
I figli di Amr (r) sapevano fino a che punto il loro padre fosse dipendente da Manat e come, con l’andar del tempo, egli fosse quasi divenuto parte di esso. Si resero conto, tuttavia, che il posto che l’idolo occupava nel suo cuore era divenuto incerto e che dovevano aiutarlo a liberarsi di Manat.
Era quella la strada che l’avrebbe condotto alla Fede in Allah -gloria a Lui l’Altissimo.
Una notte i figli di Amr (r) si recarono da Manat, in compagnia del loro amico Mu’adh ibn Jabal (r). Presero l’idolo dal suo posto e lo gettarono in una fogna appartenente ai Banu Salamah; quindi tornarono nelle proprie case, senza che nessuno sapesse nulla di ciò che avevano fatto. Quando Amr (r) si svegliò, la mattina
seguente, in silenziosa riverenza si recò a rendere omaggio al suo idolo, ma non lo trovò.
«Siate tutti maledetti! – gridò – Chi è stato ad attaccare il nostro idolo la notte scorsa?».
Nessuno gli diede risposta. Cominciò a cercare l’idolo dappertutto, smaniando di rabbia e continuando a minacciare i responsabili del crimine. Alla fine trovò l’idolo, riverso a faccia in giù con la testa nella fossa.
Lo lavò, lo profumò e lo rimise al suo solito posto, dicendo:
«Se scoprirò chi ti ha fatto questo, lo umilierò».
La notte seguente i ragazzi fecero all’idolo la stessa cosa. Il vecchio lo ritrovò, lo lavò e lo profumò come aveva già fatto e lo rimise al suo posto.
Questo episodio accadde più volte, finché una notte Amr (r) cinse il collo dell’idolo con una spada e gli disse:
«O Manat, non so chi ti stia facendo questo. Se vi è in te un po’ di potere benigno, allora usalo per difenderti contro questo male. Questa spada è per te!».
I giovani attesero che Amr (r) fosse profondamente addormentato, presero la spada dal collo dell’idolo e lo gettarono nella fossa.
Amr (r) ritrovò l’idolo nella fogna, a faccia in giù, e notò che non vi era traccia della spada.
A questa vista si convinse che l’idolo non aveva nessun tipo di potere e che quindi non meritava di essere adorato.
Una volta che Amr (r) comprese che solo Allah -gloria a Lui l’Altissimo- è degno di adorazione, non gli ci volle molto tempo per diventare un Musulmano.
Amr (r) gustò presto la dolcezza dell’Iman (fede) nell’Unico Vero Dio (Allah (SWT)). Continuava, però, a provare dolore e angoscia al pensiero di ogni momento che aveva trascorso nello ‘shirk’.
Accettò la nuova religione in modo totale, ponendo se stesso, la sua ricchezza ed i suoi figli al servizio di Allah -gloria a Lui
l’Altissimo- e del Suo Profeta [SallAllahu alayhi wa sallam].
La grandezza della sua devozione fu resa evidente durante il periodo della battaglia di Uhud.
Amr (r) vide i suoi tre figli prepararsi per la battaglia. Guardò i tre giovani uomini, determinati ed infiammati dal desiderio di ottenere il successo ed il piacere di Allah (SWT). La scena ottenne su di lui un grande effetto, ed egli decise di uscire con loro nel ‘Jihad’ per difendere la nascente Comunità Musulmana (Ummah).
I giovani, però, erano del tutto contrari all’idea che il loro padre mettesse in atto la sua decisione, perché egli era già molto anziano ed estremamente debole.
«Padre – gli dissero – certamente il Signore ti ha scusato. Perché, allora, vuoi gravarti le spalle con questo peso?».
A queste parole, Amr (r) si adirò e si recò diritto dal Profeta (sallAllahu alayhi wa sallam) a lamentarsi dei suoi figli:
«Oh Rasulallah (Messaggero di Allah)! I miei figli vogliono tenermi lontano da questa fonte di bene accampando la scusa che sono vecchio e decrepito. Per Allah, desidero ardentemente accedere al Paradiso in questo modo anche se sono vecchio e infermo!»
«Lasciatelo fare» disse il Profeta (sallAllahu alayhi wa sallam) ai figli di Amr (r).
«Forse Allah, il Potente, il Grande, gli concederà il martirio».
Presto fu l’ora di uscire in battaglia.
Amr (r) prese congedo da sua moglie, si rivolse verso la qiblah e pregò:
«Oh Signore! Concedimi il martirio e non rimandarmi dalla mia famiglia con le speranze distrutte».
Partì quindi in compagnia dei suoi tre figli e di un largo contingente della sua tribù, i Banu Salamah.
Mentre la battaglia infuriava, era possibile scorgere Amr (r) nelle prime file, saltando sulla sua gamba sana (poiché l’altra era malata), e gridando:
«Desidero il Paradiso, desidero il Paradiso».
Suo figlio Khallad (r) rimase molto vicino a lui, ed entrambi combatterono coraggiosamente in difesa del Profeta (sallAllahu alayhi wa sallam) mentre molti altri disertarono per procacciarsi il bottino.
Padre e figlio caddero sul campo di battaglia e morirono ad alcuni momenti di distanza l’uno dall’altro.
da: AL-MUJAHIDAH n°3
Rabi’ II 19 H. (agosto 1998)
ricerca di Sara Hima
Tratto da Passo dopo passo nel cuore dell’ Islam